Tutti i bambini prima o poi imparano ad andare in bicicletta, ma il modo in cui arrivano a farlo e l’utilizzo che ne fanno dopo, è diverso per ciascuno. C’è chi impara con velocità mostrando un ottimo senso dell’equilibrio; c’è chi parte utilizzando il supporto delle rotelle ma poi lo elimina rapidamente; c’è chi deve gradatamente passare da due rotelle, a una e solo dopo un po’ capisce come fare. C’è chi userà la bicicletta per tutta la vita e c’è chi forse non la utilizzerà mai più, ma tutti prima o poi hanno imparato ad andarci.
L’esperienza dello studio è un po’ così; c’è chi, come si suol dire, “è naturalmente portato”, chi ha bisogno di passaggi e di tempi precisi, chi di strumenti che lo sostengano un po’ ma che poi gli consentono di raggiungere gli obiettivi richiesti. C’è chi studierà per anni e chi si fermerà prima, ma tutti passano attraverso questa esperienza e il nostro desiderio di insegnanti è che lo facciano con serenità, che vivano l’esperienza dello studio con piacere, non senza fatica ma sentendosi capaci, stimati e valorizzati.
Siamo due insegnanti, di italiano e matematica, della scuola secondaria di primo grado M. Kolbe. Come collegio docenti in questi anni abbiamo lavorato molto con ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento e ci siamo accorti di come l’attenzione che richiedono nella didattica, possa davvero diventare un’occasione preziosa per tutti, compagni e insegnanti.
Proviamo ad esemplificare riferendoci a situazioni che riconosciamo essere trasversali e comuni anche in due materie così distanti, come matematica e italiano.
Il primo strumento che in modo evidente ha influito sul nostro metodo di insegnamento è stato l’inserimento di mappe concettuali e schemi per la memorizzazione: ciò permette a tutti, attraverso una grafica efficace e di facile lettura, l’individuazione dei concetti più importanti di un testo, di un argomento e la correlazione che esiste tra essi. La costruzione di mappe è un’occasione per allenarsi a riconoscere i nuclei centrali, le parole chiave e i collegamenti, passaggi fondamentali per l’acquisizione di un efficace metodo di studio soprattutto negli anni della scuola secondaria di primo grado. Interessante notare che, a seconda della disciplina e dello scopo della mappa (argomento teorico, argomento matematico, grammatica, sintesi di un percorso didattico), la struttura della stessa e la tipologia dei contenuti possono cambiare; la costruzione dello strumento diventa così preziosa occasione di lavoro didattico e acquisizione di competenze specifiche.
Un’altra attenzione, che è stata necessaria attuare verso i ragazzi con DSA, è la proposta di consegne scalettate (all’interno di esercizi, testi, problemi matematici) per guidare la comprensione e indicare i passi da compiere; esplicitata in verifica per gli alunni con DSA o utilizzata da tutti in fase di esercitazione, risulta strumento utile per imparare e assimilare in modo completo i procedimenti richiesti.
Come anticipato, anche nello studio ciascuno può avere un diverso approccio alla conoscenza e talvolta questo aspetto non viene preso in considerazione, rischiando di “imporre” un unico modo di imparare; per gli alunni con DSA si rendono invece necessarie una diversificazione e una personalizzazione delle strategie di apprendimento. Questo sguardo facilita noi insegnanti a scoprire in ogni ragazzo il suo modo personale di studiare ed affrontare gli argomenti proposti; valorizzare le particolari inclinazioni di ciascuno è un aspetto utile nel lavoro personale, nella valutazione e nelle indicazioni in vista dell’orientamento.
In ultimo, ma forse primo in termini di importanza, abbiamo verificato che un ragazzo cresce sempre e solo se si sente capace e stimato, anche nel compimento di piccoli passi e nel raggiungimento di obiettivi intermedi. In presenza di difficoltà di apprendimento spesso i progressi richiedono tempi più lunghi, ma la consapevolezza di essere sostenuti, accompagnati e capiti consente di compiere, con soddisfazione, un personale cammino di crescita.
Il nostro desiderio è che tutti i ragazzi, a prescindere dalle loro caratteristiche e capacità, possano sentire su se stessi questa attenzione e che possano vivere l’esperienza della scuola non solo con lo scopo di raggiungere un obiettivo, di “finire”, di conquistare un diploma, ma gustando anche tutta la bellezza del cammino, di ogni passo compiuto, di ogni piccolo traguardo conquistato, di tutti quei rapporti con le persone che in questo percorso lo hanno accompagnato e lo hanno aiutato a crescere.
… come durante una pedalata sarebbe davvero un peccato perdersi la bellezza del percorso puntando dritti soltanto alla meta!
Prof.sse Anna Sala e Anna Pensotti